domenica 20 dicembre 2015

ANCORA UNA VOLTA I TERRIBILI...


Altre frasi con i CI e NE, ma con le soluzioni in fondo:


  • Conosco bene Salerno, perché  ho abitato per cinque anni.
  • Alessandro non ama la carne e, infatti,  mangia poca.
  • Dopo il cinema, possiamo mangiare una pizza; che  dici?
  • Il mio capo mi ha invitato ad uscire con lui, ma io non  sono andata.
  • La torta era veramente buona e  ho mangiate 3 fette.
  • Avevo bisogno di sei sedie, ma  ho comprate solo quattro, perché costavano troppo.
  • Com'è dolce questo caffè! Quanto zucchero  hai messo?
  • Belle queste mele!  prendo una, posso?
  • Ho preso l'appuntamento dal dentista, ma non  posso andare, perché ho l'influenza.
  • Mio zio è un grande appassionato dei bonsai:  ha più di 20!



(Soluzioni: ci - ne - ne - ci - ne - ne - ci - ne - ci - ne)



domenica 13 dicembre 2015

I TERRIBILI (MA ANCHE SACROSANTI) CI E NE


Sapreste completare le seguenti frasi utilizzando i nostri cari amici CI e NE?


  • Ho tante cose in tasca.  metto anche le caramelle.
  • Stefania ama i libri.  ha centinaia a casa!
  • Mi piace la biblioteca.  vado ogni fine settimana.
  • Vorrei andare in vacanza.  ho proprio bisogno.
  • Mi piace il teatro e  vado spesso.
  • Il ripostiglio è pieno.  metto tutti gli asciugamani.
  • Non ho un euro in tasca.  hai venti da prestarmi?
  • La farmacia è chiusa.  dovrò tornare lunedì.
  • Quando torni a casa?  puoi arrivare entro le quattro?
  • Questa camicia costa cinquanta euro, ma  ho soltanto trenta.








domenica 29 novembre 2015

BREVE STORIA DELL’UNITÀ D’ITALIA


(UN'OCCHIATA AL PASSATO REMOTO)

Nel milleottocento l'Italia non era unita come la conosciamo oggi, ma divisa in tanti piccoli stati: il Regno Lombardo-Veneto, il Regno di Sardegna, lo Stato della Chiesa e il Regno delle Due Sicilie, i Ducati di Modena, Massa e Carrara, di Lucca e di Parma, il Granducato di Toscana. Tutti questi stati, fatta eccezione per il Regno di Sardegna che era governato dal Re Vittorio Emanuele I, erano sottomessi all'Austria. Questa situazione rendeva l'Italia una penisola poco sviluppata ed economicamente arretrata rispetto agli altri stati Europei.

L'unificazione non fu un processo pacifico, ma la conseguenza dei moti rivoluzionari, cioè le battaglie contro lo straniero. Ma i moti non bastarono e furono necessarie tre guerre d'Indipendenza per giungere all'Unità d'Italia. La prima guerra d'indipendenza scoppiò nel 1848: il re di Sardegna, Carlo
Alberto, su richiesta dei patrioti lombardi dichiarò guerra all'Austria, inizialmente vittorioso fu poi sconfitto e dovette lasciare il regno al figlio Vittorio Emanuele II. La seconda guerra d'Indipendenza scoppiò nel 1859 ed ebbe come conseguenza la liberazione della Lombardia e della Sicilia. La liberazione della Sicilia avvenne con l'azione di Giuseppe Garibaldi che aveva un esercito di mille uomini, l'impresa è ricordata come la "Spedizione dei mille". Nel 1861 venne dichiarato il regno d'Italia con capitale Torino. Ma l'Italia non era ancora del tutto liberata: mancavano il Veneto e il Lazio. Con la terza guerra d'Indipendenza fu liberato il Veneto e ancora restava il Lazio. Nel 1871 i bersaglieri giunsero a Roma e aprendosi una breccia nelle Mura della città liberarono Roma. Con lo spostamento della capitale a Roma fu così completato il processo di Unità.

In questo clima iniziò il Risorgimento, cioè il periodo in cui gli abitanti della Penisola diedero vita alle iniziative per la sua riunificazione. Le persone che s'impegnarono per perseguire l'idea dell'Unità d'Italia si chiamavano patrioti. Ma queste idee di liberazione non potevano circolare liberamente e quindi i patrioti si riunirono in società segrete. La principale società segreta di quel periodo fu la Carboneria e i suoi componenti si chiamavano Carbonari. Svolgevano le loro attività di nascosto per evitare che gli austriaci li arrestassero e imprigionassero. Di tutti i patrioti che s'impegnarono nel periodo risorgimentale si ricordano in particolare Silvio Pellico, lo scrittore di "Le mie prigioni", il racconto del periodo in cui fu prigioniero degli austriaci, e Giuseppe Mazzini che fondò la Giovine Italia mentre era in esilio in Spagna, che auspicava un’Italia indipendente e repubblicana.


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