(UN'OCCHIATA AL PASSATO REMOTO)
Nel milleottocento
l'Italia non era unita come la conosciamo oggi, ma divisa in tanti piccoli
stati: il Regno Lombardo-Veneto, il Regno di Sardegna, lo Stato della Chiesa e
il Regno delle Due Sicilie, i Ducati di Modena, Massa e Carrara, di Lucca e di
Parma, il Granducato di Toscana. Tutti questi stati, fatta eccezione per il
Regno di Sardegna che era governato dal Re Vittorio Emanuele I, erano
sottomessi all'Austria. Questa situazione rendeva l'Italia una penisola poco
sviluppata ed economicamente arretrata rispetto agli altri stati Europei.
L'unificazione non fu un processo pacifico, ma la conseguenza dei moti rivoluzionari, cioè le battaglie contro lo straniero. Ma i moti non bastarono e furono necessarie tre guerre d'Indipendenza per giungere all'Unità d'Italia. La prima guerra d'indipendenza scoppiò nel 1848: il re di Sardegna, Carlo
Alberto, su richiesta dei patrioti lombardi dichiarò guerra all'Austria, inizialmente vittorioso fu poi sconfitto e dovette lasciare il regno al figlio Vittorio Emanuele II. La seconda guerra d'Indipendenza scoppiò nel 1859 ed ebbe come conseguenza la liberazione della Lombardia e della Sicilia. La liberazione della Sicilia avvenne con l'azione di Giuseppe Garibaldi che aveva un esercito di mille uomini, l'impresa è ricordata come la "Spedizione dei mille". Nel 1861 venne dichiarato il regno d'Italia con capitale Torino. Ma l'Italia non era ancora del tutto liberata: mancavano il Veneto e il Lazio. Con la terza guerra d'Indipendenza fu liberato il Veneto e ancora restava il Lazio. Nel 1871 i bersaglieri giunsero a Roma e aprendosi una breccia nelle Mura della città liberarono Roma. Con lo spostamento della capitale a Roma fu così completato il processo di Unità.
L'unificazione non fu un processo pacifico, ma la conseguenza dei moti rivoluzionari, cioè le battaglie contro lo straniero. Ma i moti non bastarono e furono necessarie tre guerre d'Indipendenza per giungere all'Unità d'Italia. La prima guerra d'indipendenza scoppiò nel 1848: il re di Sardegna, Carlo
Alberto, su richiesta dei patrioti lombardi dichiarò guerra all'Austria, inizialmente vittorioso fu poi sconfitto e dovette lasciare il regno al figlio Vittorio Emanuele II. La seconda guerra d'Indipendenza scoppiò nel 1859 ed ebbe come conseguenza la liberazione della Lombardia e della Sicilia. La liberazione della Sicilia avvenne con l'azione di Giuseppe Garibaldi che aveva un esercito di mille uomini, l'impresa è ricordata come la "Spedizione dei mille". Nel 1861 venne dichiarato il regno d'Italia con capitale Torino. Ma l'Italia non era ancora del tutto liberata: mancavano il Veneto e il Lazio. Con la terza guerra d'Indipendenza fu liberato il Veneto e ancora restava il Lazio. Nel 1871 i bersaglieri giunsero a Roma e aprendosi una breccia nelle Mura della città liberarono Roma. Con lo spostamento della capitale a Roma fu così completato il processo di Unità.
In questo clima iniziò
il Risorgimento, cioè il periodo in cui gli abitanti della Penisola diedero
vita alle iniziative per la sua
riunificazione. Le persone che s'impegnarono per perseguire l'idea
dell'Unità d'Italia si chiamavano patrioti. Ma queste idee di liberazione non
potevano circolare liberamente e quindi i patrioti si riunirono in
società segrete. La principale società segreta di quel periodo fu la
Carboneria e i suoi componenti si chiamavano Carbonari. Svolgevano le loro
attività di nascosto per evitare che gli austriaci li arrestassero e
imprigionassero. Di tutti i patrioti che s'impegnarono nel periodo
risorgimentale si ricordano in particolare Silvio
Pellico, lo scrittore di "Le mie prigioni", il racconto del
periodo in cui fu prigioniero degli austriaci, e Giuseppe Mazzini che fondò la Giovine Italia mentre era in
esilio in Spagna, che auspicava un’Italia indipendente e repubblicana.
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