Premessa
Il seguente report vuole
essere una breve panoramica, o una raccolta di spunti, sulla tematica
dell'apprendimento delle lingue. Meglio, su alcuni metodi poco "conosciuti"
ma che secondo diversi appassionati e studiosi sarebbero più efficaci in quanto
più in linea con il metodo d'apprendimento del cervello stesso.
Per esempio, verranno
presentati i metodi TPR e TPRS, l'importanza dell'input, dell'ascolto e dell'apprendimento
naturale nello "studio" delle lingue straniere.
Nel report vi sarà anche una
lista di siti utili ed una possibile applicazione nel campo delle tecniche di memoria che abbiamo visto su http://www.imparareadimparare.com
Studiare ed Apprendere
Prima di iniziare a parlare
delle lingue è meglio parlare della differenza esistente tra "studiare"
ed "apprendere", che è poi il motivo per il quale, nella premessa a
questo report, ho messo tra virgolette il termine "studio": spesso si
associano a questo verbo sensazioni negative come noia, pesantezza, fastidio, ma specie in alcuni
campi, come quello della linguistica, si può parlare più che altro di
apprendimento. Il linguaggio è qualcosa di eminentemente umano, e dunque
vitale. Come tale, va vissuto, più che studiato. O almeno imparato. E
"imparare" credo sia un verbo meno legato alla noia ed al tavolo, e
più al gioco, alla curiosità, al progresso.
Per iniziare il nostro
"pre viaggio" nel mondo dell'apprendimento è forse il caso di partire
dalle basi, dai termini, dall'etimologia.
Cosa significa apprendere?
Vorrei quindi far qui
un'analisi, o meglio, un raffronto. Mettere in scena un incontro tra due
termini. Apprendere
e studiare.
Studiare ed apprendere:
sono parole interessanti. Così simili e così diverse.
"I piaceri che
derivano dal contemplare e dall'apprendere fanno sì che si contempli e si
apprenda ancor di più", (Aristotele)
"Studiare" significa qualcosa come
"applicare il proprio ingegno per imparare qualcosa col sussidio di libri,
di maestri, di esercizi e simili", oppure "riferito al proprio
comportamento, controllare con molta attenzione o anche con troppa
ricercatezza". Deriva da Studium, stud-ère, sta per sollecitare, sforzarsi
di fare, esaminare con diligenza, ingegnarsi. Tant'è che in spagnolo suona più
direttamente come "esforzarse" o "examinar". La cosa però
interessante è che i contrari di "studiare" suonano come:
concretizzare, attuare, realizzare, eseguire, mettere in pratica...
"Apprendere"
deriva
invece da "Apprehèndere", e prehèndere, quindi afferrare, prendere, impossesarsi.
Afferrare con la mente. E ancora conquistare, digerire, predicare... ruota
intorno al francese apprendre, il learning inglese (get to know) e amaestrado e aprender spagnolo. Il contrario,
molto più direttamente, suona come ignorare, disimparare, disassuefarsi (sì,
apprendere e imparare sono gesti assuefacenti,
una droga)... Notate qualcosa di
interessante? Io sì...
In effetti è proprio
guardando i contrari di "studiare" che si capisce meglio cosa
significa. Non mettere in pratica, non realizzare, cercare un'astrazione nello
sforzo. Astrazione
che,
in modo singolare, si attua generalmente in alcuni luoghi chiamati scuole
(scholè) che indicano etimologicamente ozio, riposarsi, aver tempo di occuparsi
di qualcosa per divertimento. Ma il divertimento in genere non è uno sforzo, un
combattere, un esaminare... Più direttamente trovo interessante che la
definizione in questione dia ampi suggerimenti di cosa sia diventato lo studio istituzionale:
uno sforzo per prepararsi a... superare degli esami. La scuola non può che
preparare ad altre scuole, a superare altri test. Lungi da me pensare che la scuola
e lo studio debbano fornire solo delle skills con le quali svendersi più
facilmente alle aziende. L'una è una prassi troppo italiota, l'altra troppo
americana. Ma sarebbe bello se si riuscisse a sostituire spesso la parola
"studiare" con la parola "apprendere". V'è dentro più
mistero, più fascino, più gestualità e più pratica. Forse anche una maggior
libertà: un'approssimarsi alla scoperta della conoscenza senza il peso e la
costrizione della sedia e del tavolino. Senza l'indottrinamento scolastico,
perché posso sforzarmi di pensare come qualcun altro, come il maestro mi
insegna, ma non posso conquistare, drogarmi di qualcosa per conto terzi.
Credo che nella parola "apprendere"
ci sia
anche il piacere che ne deriva o, semplicemente, il piacere di fare qualcosa
che ci intriga e che, quindi, ci fa apprendere...
Si studia la tabellina ma
si apprende
a fare
i calcoli. Si studia la forma della bici ma si impara, si apprende ad andare in
bicicletta. Si studia la grammatica ma si impara\apprende a comunicare in un'altra lingua. Sarebbe
intrigante trovare una coerenza tra il sapere ed il saper fare, e sto ormai convincendomi
che l'indipendenza, la stravaganza ed il mistero contenuti nella parola "apprendimento"
possano esserne una fonte.
"Dev'essere
proposito eguale dell'insegnante e del discepolo: che uno voglia giovare e
l'altro apprendere", (Seneca)
(continua...)
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